Le startup italiane parlano al femminile ma non troppo. Le startup innovative italiane continuano a crescere ma la leadership femminile stenta ancora ad affermarsi.
Il 30 Giugno è uscito il nuovo report di monitoraggio trimestrale dedicato ai trend demografici e alle performance economiche delle startup innovative italiane. Queste particolari società di capitali sono state introdotte dal legislatore con il DL 179/2012, per sostenere lo sviluppo di un ecosistema imprenditoriale orientato all’innovazione, capace di creare nuova occupazione e di attrarre capitale umano e finanziario dal mondo. Per questo è stata creata una sezione separata del registro imprese per le imprese innovative italiane ed un portale ad esse dedicato dove è possibile creare un profilo personalizzato anche per attrarre i capitali necessari allo sviluppo dell’idea imprenditoriale, sia che questi derivino da club di business angels, sia da aziende che utilizzano l’open innovation come approccio all’innovazione.
La fotografia fatta dal ministero immortala le 11.496 startup innovative italiane che nonostante la pandemia hanno continuato a crescere seppur rallentando il passo. Il tasso di crescita è passato dal 3% del primo trimestre al 2,6% del secondo trimestre dell’anno.
I dati relativi alla compagine sociale messi in luce nel report, fanno saltare immediatamente all’occhio i numeri relativi alla presenza femminile all’interno delle startup innovative.
Se le startup innovative in cui è presente almeno una donna nella proprietà, a tutto Giugno 2020, sono 4.902, ossia il 42,6% del totale, quelle a prevalenza femminile sono solo 1.522, ovvero il 13,2% . Per parlare di prevalenza femminile è necessario che le quote di possesso e le cariche amministrative siano detenute in maggioranza da donne. Lo stesso dato percentuale riferito a tutte le startup, anche quelle non innovative è del 21,7%, molto superiore seppur contenuto. Da questo emerge una forte difficoltà nel far prevalere la leadership femminile ed ancor di più quando sono innovazione e tecnologia a fare da protagoniste. Uno dei campanelli d’allarme che può farci riflettere su questo dato è quanto emerso dal IV Rapporto nazionale sull’imprenditoria femminile uscito a Luglio; il gap rosa sulla transizione al digitale è ancora importante. Solo il 19% delle imprenditrici adotta o sta pianificando di adottare all’interno della propria impresa le misure di industria 4.0 e solo il 27% conosce realmente le tecnologie abilitanti di industria 4.0. Lo stesso report però evidenzia l’importanza della presenza femminile in azienda e di come le aziende di maggior successo siano caratterizzate da un Mix di presenze femminili e maschili. Studi internazionali dimostrano che le startup fondate anche da donne hanno più possibilità di attrarre investitori. Le donne risultano migliori nell’individuare i bisogni del mercato e nel coglierne le opportunità, hanno molta più sensibilità ai temi del welfare aziendale e dello smartworking e riescono quindi a creare ambienti di lavoro più gratificanti e flessibili.
Allora perché questa resistenza alla leadership femminile?
Nel nostro paese benché non manchino personalità femminili di grande spessore, mancano dei veri e propri role model femminili da seguire, donne che abbiano raggiunto grandi traguardi nell’imprenditoria, abbiano fondato startup di successo, abbiano scritto libri che possano ispirare le nuove generazioni e rendere consapevoli le giovani donne che si può fare.
Da parte delle istituzioni si devono rafforzare gli strumenti utili per sostenere le donne e far nascere e crescere le loro imprese, ma soprattutto per le nuove generazioni è necessario, intervenire sulla formazione a partire dalle scuole primarie, incoraggiando bambine e ragazze allo studio delle STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), conoscenze e competenze in scienza, tecnologia, ingegneria e matematica, in modo da riuscire a superare gli stereotipi di genere.
Ma è ancora più vitale cambiare il mindset delle donne stesse, effettuare un cambio culturale promuovendo la collaborazione, la sorellanza e l’aiuto reciproco e rendendo così naturale e non eccezionale un rapporto vincente tra donne e tecnologia.
Marie Curie, colei che Einstein definì la più grande scienziata di tutti i tempi disse:
“La vita non è facile per nessuno di noi. E allora? Dobbiamo perseverare e soprattutto avere fiducia in noi stessi. Dobbiamo credere che siamo dotati per qualcosa, e che questa cosa deve essere raggiunta a qualsiasi costo.”